Rapporto IRP UNEP 2020: perché serve una strategia sull’efficienza dei materiali

rapporto irp unep 2020

Risale al 2019 la decima edizione dell’Emission Gap Report dell’UNEP (The United Nations Environment Programme), il programma Onu per la protezione ambientale che fornisce da dieci anni i dati più recenti sulle emissioni di gas serra, confrontando questi rilevamenti e le previsioni future con i livelli di emissione consentiti per raggiungere gli obietti dell’accordo di Parigi.

In base al report è ormai tassativa la necessità di ridurre a livello globale le emissioni di CO2 per evitare un peggioramento del fenomeno del cambiamento climatico.

D’altra parte, l’accordo di Parigi stilato nel 2015 dall’UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) è tra gli accordi sull’ambiente che cerca concretamente di andare in questa direzione. Gli Stati membri sono tenuti a:

  • mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine
  • puntare a limitare l’aumento a 1,5°C, dato che ciò ridurrebbe in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici
  • fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello massimo il prima possibile, pur riconoscendo che per i paesi in via di sviluppo occorrerà più tempo
  • conseguire rapide riduzioni secondo le migliori conoscenze scientifiche disponibili, in modo da raggiungere un equilibrio tra emissioni e assorbimenti nella seconda metà del secolo.

Secondo il più recente report dell’International Resource Panel dell’UNEP, il primo studio scientifico completo condotto dall’agenzia delle Nazioni Unite sul tema del taglio delle emissioni di CO2, l’efficientamento nella produzione di materiali utilizzati nell’edilizia residenziale e nel trasporto privato dei veicoli può incidere significativamente sulla riduzione dell’effetto serra. Inoltre, politiche che incentivino tali azioni potrebbero aiutare in maniera considerevole al raggiungimento delle aspirazioni dell’accordo di Parigi.

Per limitare questi due settori produttivi, che di fatto rappresentano quelli ad alta intensità di carbonio, secondo lo studio è necessario agire sugli Stati membri del G7, di cui la stessa Italia ne fa parte.

Secondo i ricercatori dell’UNEP, se solo le maggiori economie mondiali, tra cui spiccano Cina e Stati Uniti, adottassero strategie di efficientamento nei settori indicati, ci sarebbe nelle costruzioni una riduzione del 40% delle emissioni di gas serra, calcolate sull’intero ciclo di vita del settore preso in considerazione. La percentuale salirebbe al 70% nel caso in cui Cina e India le adottassero a loro volta. Al contempo sarebbe significativa la riduzione nel settore automobilistico.

Considerando le emissioni legate all’intero ciclo di vita riguardante le automobili, il calo è stato identificato poter esser del 40% nel G7 e del 35% in Cina e India. Se si rispettassero tali parametri, secondo l’agenzia Onu entro il 2060 si eviterebbero 23 Gt di emissioni.

In particolare per i Paesi avanzati, l’utilizzo nell’edilizia di materiali a base vegetale ridurrebbe l’emissione di CO2 di 100-500 Mt nel periodo che va dal 2016 al 2060, ovvero dall’1 al 2% delle emissioni previste per il ciclo di vita degli edifici. Utilizzare materiale riciclato sicuramente è un’altra strategia utile, così come creare edifici che siano efficienti dal punto di vista energetico.

Airlite, tecnologia innovativa e da sempre attenta alla salute umana e alla tutela ambientale, se utilizzata in Italia come una tra le soluzioni standard da adoperare nel settore edilizio, comporterebbe una resa in termini energetici e di sostenibilità ambientali notevoli.

Infatti se applicata sulle superfici esterne, riflettendo la componente calda della luce solare, Airlite contribuisce a mantenere freschi gli ambienti e garantisce una riduzione nei consumi di energia elettrica fino al 50%, agendo in tal modo direttamente sulla riduzione dei livelli di CO2.

Secondo uno studio dell’Università La Sapienza di Roma, Airlite ha un impatto in termini di CO2 fino al 30% inferiore rispetto una pittura tradizionale. Ha inoltre ottenuto la certificazione CradletoCradle GOLD, proprio perché il suo intero ciclo di vita ha un bassissimo impatto sull’ambiente, a partire dall’utilizzo di energia 100% rinnovabile e del 40% di materie prime riciclate.

Diversi studi hanno confermato le proprietà antibatteriche e antivirali di Airlite, perché agisce direttamente sulla riduzione dei livelli di inquinamento negli spazi su cui è applicata, nello specifico gas inquinanti (in particolare gli NOx) fino al 88%.

Gli NOx sono i gas di scarico delle auto: è stato calcolato che l’applicazione di Airlite su 100mq di superficie è in grado di ridurre ogni giorno lo stesso inquinamento prodotto da 21 macchine Euro6.

Basti pensare al primo esperimento effettuato nel 2007 nel Tunnel Umberto I di Roma, i cui livelli di inquinamento, registrati il mese prima dell’inizio dei lavori, rilevavano una concentrazione di tossicità dell’aria al limite per gli esseri viventi. Nell’arco di un mese il livello di inquinamento dell’aria è sceso al 51%; nel 2017 le ulteriori rilevazioni hanno documentato una bassissima presenza di NOx.

Ma anche i progetti artistici nella capitale italiana, come ‘Hunting Pollution‘ e il più recente ‘Outside In‘, che hanno dato vita a dei murales completamente green, capaci di purificare l’aria e rigenerare lo spazio urbano in cui sono stati progettati.

Airlite è tra le soluzioni suggerite dall’UNEP in grado di contrastare efficacemente il cambiamento climatico.

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